mercoledì 27 luglio 2011

“Ecco perché ho salvato Tedesco”. Parla uno dei senatori che ha disobbedito al Pd

“Sì, nel Pd esiste una questione morale. Non credo riguardi le nuove leve ma sicuramente le generazioni più anziane e chi è più esposto sul versante amministrativo”. Il riferimento all’ex presidente del consiglio regionale della Lombardia Filippo Penati autosospesosi perché indagato per tangenti, è implicito ma chiaro e rispondendo a Panorama.it il senatore democratico Lucio D’Ubaldo ammette che anche per il suo partito, e non solo per il presidente del Consiglio, il tema “giustizia” rappresenta da qualche tempo una bella “grana”.
Garantista doc, D’Ubaldo rivendica il suo voto contrario all’arresto del collega Alberto Tedesco “salvato” mercoledì dagli arresti domiciliari mentre negli stessi identici minuti per il deputato Pdl Alfonso Papa si spalancavano le porte del carcere. E assicura: “Lo rifarei altre 100 volte”.
Onorevole D’Ubaldo, lei ha votato contro la richiesta di arresti domiciliari per il senatore Tedesco indagato nell’ambito di un’inchiesta sulla sanità pugliese. Avrebbe fatto lo stesso anche alla Camera con Papa?
Non mi piace affatto quanto accaduto, ma non posso dire come mi sarei comportato nel caso di Papa perché non ho studiato le relative carte. Per quanto riguarda Tedesco, la prudenza mi ha indotta a votare contro dal momento che già in commissione il suo caso aveva presentato numerosi aspetti controversi che non sono stati risolti.
Ha provato almeno un senso di disagio per il fatto che nel giro di pochi minuti il “vostro” si è salvato e l’altro è finito dritto dritto in carcere?
Sì. Purtroppo l’impressione che si è data è stata quella di una diversità di trattamento.
E questo non costituisce un grave danno d’immagine per il Pd soprattutto in un momento in cui l’opinione pubblica ce l’ha a morte con la cosiddetta “casta” e i suoi privilegi?
Certo che può esserlo, ma posso assicurare che se dovessi ripetere il voto su Tedesco altre 100 volte voterei sempre allo stesso modo. La domanda di giustizia ed equità è comprensibile ma sarebbe sbagliato rispondere alla rabbia sociale con la rabbia della classe dirigente.
Però di veleno ne sta scorrendo parecchio anche tra di voi. Che ne pensa della lite tra la Bindi e Tedesco che ha detto di essere rimasto inorridito dal moralismo della presidente?
Bè, la Bindi ha come sua immagine quella di una donna che da quando è entrata in politica nell’89, candidata da Andreotti nel collegio del Nord est, ha assunto via via questa figura di paladina. E’ la sua caratteristica. Non certo la mia.
Da garantista quale si dichiara, perché non ha sottoscritto la proposta di legge presentata dalla sua collega Franca Chiaromonte per il ripristino dell’articolo 68 della Costituzione sull’immunità parlamentare?
Non l’ho fatto per disciplina di partito, perché il Pd non è orientato a favore. Ma se mi chiede quello che ne penso, rispondo che sono d’accordo con la proposta di legge.
Teme anche lei che da qui a breve assisteremo a nuovi arresti tra i politici?
Sì lo temo. E temo che possano riguardare anche noi.
C’è chi parla di “nuova tangentopoli”. Condivide?
Il clima è quello. Come allora assistiamo a un crollo di quelle barriere morali in grado di garantire il rispetto delle regole. Pensiamo a come l’ingresso dei privati in tante aziende pubbliche locali abbia cambiato il modo di gestire le amministrazioni: in tanti hanno pensato che i vecchi codici non contassero più. Da qui gli episodi di corruzione finiti sotto accusa.