mercoledì 27 luglio 2011

De Magistris e Vendola ai ferri corti

Italsider di Bagnoli, neanche tanto tempo fa. L’archeologia industriale sullo sfondo per lanciare il nuovo che avanza: Luigi de Magistris, al battesimo di fuoco tra gli altoforni spenti e, accanto al lui, sul palco allestito nello stabilimento dismesso, una sedia. Il posto rimane vuoto per ore. È atteso Nichi Vendola, governatore della Puglia in trasferta, le ore d’attesa aumentano e la gente minaccia di abbandonare la sala. All’arrivo, però, è un crescendo di entusiasmo. Travolto dal confronto, l’altro: De Magistris, qualche mese fa principiante nella caccia al consenso, oggi primo cittadino proiettato su orizzonti romani. Ma l’episodio, adesso, sembra assumere un significato in più: traccia una parabola quasi perfetta, sino all’ultimo faccia a faccia, a distanza, tra i due outsider del centrosinistra. Prove di dialogo questa volta monotematico, sempre d’attualità per Napoli: le «vie di fuga» dalla crisi rifiuti, con le strade cittadine invase questo mese da oltre 2000 tonnellate di immondezze.
Meglio ricominciare con ordine. Doveva essere quello, l’incontro nell’ex complesso siderurgico di Bagnoli, il «modo» di De Magistris per entrare nell’agone politico napoletano. Con uno «sponsor» autorevole. È successo, invece, che quando l’ex pm ha annunciato la sua candidatura alle amministrative, Vendola di nuovo s’è fatto attendere. Rimesso in discussione l’appoggio, e affidato la decisione a una consultazione tutta interna al partito, con i militanti che in massa neanche sono andati a esprimere preferenza. E, quei pochi (610 su 2000, meno del 30%), hanno persino sostenuto l’asse con il Pd, votando Mario Morcone. Beffando de Magistris.
Sorpresa, prima e dopo il voto. Ma il magistrato di Why not, si sa con quale risultato, è stato eletto comunque sindaco di Napoli e, prima ancora, alla chiusura della campagna elettorale per il ballottaggio, Vendola era di nuovo sul palco (di fronte alla più chic rotonda Diaz, sul lungomare Caracciolo) per rinsaldare i legami. Sino all’ultimo colpo di scena. In materia, appunto, di rifiuti. Con il governatore della Puglia che prima aziona a distanza il meccanismo, a orologeria, che fa esplodere l’ultima crisi partenopea: il ricorso al Tar del Lazio, per settimane, blocca i trasferimenti dei sacchetti neri fuori regione e i cumuli di spazzatura nelle strade aumentano. Settimane d’attesa, nell’emergenza aggravata anche dal tira e molla per il decreto «salva-Napoli» e lo strappo della Lega. Con il sindaco De Magistris che, dal canto suo, non nasconde amarezza e solitudine nell’ostinato tentativo di liberare comunque la città dall’invasione dei cumuli. Ma poi, quando la Campania ottiene l’ok per rimettere in viaggio la spazzatura più odiata d’Italia, con il nulla-osta delle singole Regioni chiamate ad accogliere le tonnellate già ammassate sui camion, che accade?
Vendola raduna il suo Consiglio regionale, a Bari, per dire: è «inaccettabile». Tre volte lo ripete. «Così si trasferisce l’emergenza da Napoli alla Puglia» l’obiezione. «Vogliamo garanzie per la salute» argomenta, e il dibattito è rinviato in autunno. L’altro intanto rimane alle prese con l’emergenza, nella città assediata dai cumuli con disagi più pesanti al salire delle temperature, e attorno il vuoto: De Magistris, dal battesimo di fuoco al funerale della solidarietà.