Terrore a Palazzo. La sicurezza ostentata fino a qualche ora fa comincia a vacillare. Anzi no. Il punto è che le previsioni dicono che il governo potrebbe andare sotto di un voto. Subito dopo che è cominciata a girare la voce, però, il Pdl ha fatto sapere che "il voto di fiducia passerà con 317 voti. I calcoli sono sicuri", hanno spiegato fonti autorevoli. Anche Silvio Berlusconi, il premier, la persona su cui si voterà, è ottimista: "Sono sereno", ha tagliato corto con i cronisti che lo incalzavano a Montecitorio. Il governo sarà ancora in carica? "Penso di sì, anzi intimamente ne sono convinto". Insomma, è giallo. Luciano Sardelli, di Popolo e Territorio, dopo l'incontro alla Camera con Berlusconi ha annunciato: "Non parteciperò al voto di fiducia". Claudio Scajola, al contrario, si è riallnieato negli ultimi minuti e nel corso della prima chiama ha votato la fiducia al governo.
Il numero legale - La tensione sui numeri si riflette anche su un altro aspetto della votazione. L'opposizione, infatti, non votando spera che a Montecitorio non si raggiunga il numero legale. Di fatto, in questo modo il voto verrebbe annullato e dovrebbe essere calendarizzata una nuova fiducia. L'opposizione, così, potrebbe cavalcare una nuova paralisi del parlamento per chiedere le dimissioni del governo. Secondo l'Idv il governo sarebbe da considerarsi de facto già caduto. Inoltre Berlusconi sarebbe costretto a riferire a Napolitano, e le opposizioni confidano nel fatto che il Capo dello Stato faccia moral suasion sul premier, spiegando che il non raggiungimento del numero legale equivalga a una sfiducia (anche se questo non è previsto dai regolamenti). Da ore si contano e ricontano i presenti. Secondo le ultime stime la maggioranza ha la certezza di raccogliere 313-314 voti, il Pdl assicura che saranno 317. L'asticella per il numero legale era fissata a 315: la Camera ha 630 deputati, ma il presidente Gianfranco Fini non vota e quindi non viene conteggiato. In questi ultimi minuti il pressing è sui radicali. Se entrassero in aula il numero legale verrebbe sicuramente raggiunto. "I radicali hanno diritto a fare quello che vogliono, ma non cambia nulla", ha spiegato Massimo Donadi. "O la maggioranza ha il numero legale da sola o non ce l'ha. In quest'ultimo caso, con ogni probabilità parteciperemo al voto". A gettare acqua sul fuoco ci ha pensato poi il servizio dell'Assemblea di Montecitorio, che ha reso noto che i deputati in missione sono 50. L'articolo 46 del Regolamento della Camera stabilisce che i deputati in missione sono "computati come presenti per fissare il numero legale". Da quota 316 va quindi sottratto il numero 50, più l'unità rappresentata da Fini: il numero legale è a 265, verrà quindi raggiunto. Ma alle opposizioni non basta, e sostengono che anche con 315 voti di fiducia incassati Berlusconi dovrebbe rassegnare le dimissioni poiché equivarrebbero alla metà esatta dei deputati. Il giallo si è poi ulteriormente complicato: è stato chiarito che i deputati in missione che hanno partecipato al voto non sono più considerati in missione. Così la cifra definitiva verrà stabilita a voto concluso, quando sarà chiaro quanti dei deputati in missione abbiano effettivamente votato.
Gli scajoliani - La tensione resta. E' palpabile. Non è servito il lungo incontro di giovedì sera a Palazzo Grazioli durato fino a tarda notte. Il premier Silvio Berlusconi non è riuscito a convincere lo scajoliano Fabio Gava, relatore del caso Milanese in giunta per le Autorizzazioni, che non voterà né per la fiducia né per la sfiducia. Una astensione annunciata, visto che nei giorni scorsi Gava aveva già espresso le sue riserve, chiedendo un allargamento della maggioranza a forze come l'Udc. Ciò non toglie che da pidiellino convinto il deputato non abbandonerà il progetto del Popolo delle libertà. Diversa invece la posizione di Giustina Destro, ex sindaco di Padova, che ha adottato la stessa linea di Gava, il non voto, ma che sembra già proiettata verso altri lidi. La sua uscita dal Pdl è infatti certa, pronta ad abbracciare l'eventuale progetto politico di Luca Cordero di Montezemolo. Tra i 12 deputati schierati con Claudio Scajola, oltre a Gava e Destro, quelli ancora indecisi sarebbero altri due, tra cui Giovanni Tortoli. I rimanenti avrebbero giurato fedeltà a Berlusconi come dettato dall'ex ministro Scajola.
Giallo Sardelli - A far tremare l'esecutivo ci ha pensato anche Luciano Sardelli di Popolo e Territorio. "Al presidente Berlusconi ho detto che non voto la fiducia e che dovrebbe fare un passo indietro e non diventare il capro espiatorio della situazione". Il problema, ha aggiunto Sardelli, "non è numerico ma politico". Successivamente, però, lo stesso Berlusconi ha fatto rientrare l'allarme: "Sardelli? C'è, c'è - ha assiucrato il Cavaliere -. E voterà la fiducia". Ma infine, dopo l'incontro tra Sardelli e il Cavaliere, il deputato di Popolo e Libertà ha ribadito che non voterà. Poi al fronte di coloro che vogliono sfiduciare il premier, secondo le voci che circolavano a Montecitorio, si era aggiunto Michele Pisacane, anche lui di Popolo e Territorio, che risulterebbe assente.
Il numero legale - La tensione sui numeri si riflette anche su un altro aspetto della votazione. L'opposizione, infatti, non votando spera che a Montecitorio non si raggiunga il numero legale. Di fatto, in questo modo il voto verrebbe annullato e dovrebbe essere calendarizzata una nuova fiducia. L'opposizione, così, potrebbe cavalcare una nuova paralisi del parlamento per chiedere le dimissioni del governo. Secondo l'Idv il governo sarebbe da considerarsi de facto già caduto. Inoltre Berlusconi sarebbe costretto a riferire a Napolitano, e le opposizioni confidano nel fatto che il Capo dello Stato faccia moral suasion sul premier, spiegando che il non raggiungimento del numero legale equivalga a una sfiducia (anche se questo non è previsto dai regolamenti). Da ore si contano e ricontano i presenti. Secondo le ultime stime la maggioranza ha la certezza di raccogliere 313-314 voti, il Pdl assicura che saranno 317. L'asticella per il numero legale era fissata a 315: la Camera ha 630 deputati, ma il presidente Gianfranco Fini non vota e quindi non viene conteggiato. In questi ultimi minuti il pressing è sui radicali. Se entrassero in aula il numero legale verrebbe sicuramente raggiunto. "I radicali hanno diritto a fare quello che vogliono, ma non cambia nulla", ha spiegato Massimo Donadi. "O la maggioranza ha il numero legale da sola o non ce l'ha. In quest'ultimo caso, con ogni probabilità parteciperemo al voto". A gettare acqua sul fuoco ci ha pensato poi il servizio dell'Assemblea di Montecitorio, che ha reso noto che i deputati in missione sono 50. L'articolo 46 del Regolamento della Camera stabilisce che i deputati in missione sono "computati come presenti per fissare il numero legale". Da quota 316 va quindi sottratto il numero 50, più l'unità rappresentata da Fini: il numero legale è a 265, verrà quindi raggiunto. Ma alle opposizioni non basta, e sostengono che anche con 315 voti di fiducia incassati Berlusconi dovrebbe rassegnare le dimissioni poiché equivarrebbero alla metà esatta dei deputati. Il giallo si è poi ulteriormente complicato: è stato chiarito che i deputati in missione che hanno partecipato al voto non sono più considerati in missione. Così la cifra definitiva verrà stabilita a voto concluso, quando sarà chiaro quanti dei deputati in missione abbiano effettivamente votato.
Gli scajoliani - La tensione resta. E' palpabile. Non è servito il lungo incontro di giovedì sera a Palazzo Grazioli durato fino a tarda notte. Il premier Silvio Berlusconi non è riuscito a convincere lo scajoliano Fabio Gava, relatore del caso Milanese in giunta per le Autorizzazioni, che non voterà né per la fiducia né per la sfiducia. Una astensione annunciata, visto che nei giorni scorsi Gava aveva già espresso le sue riserve, chiedendo un allargamento della maggioranza a forze come l'Udc. Ciò non toglie che da pidiellino convinto il deputato non abbandonerà il progetto del Popolo delle libertà. Diversa invece la posizione di Giustina Destro, ex sindaco di Padova, che ha adottato la stessa linea di Gava, il non voto, ma che sembra già proiettata verso altri lidi. La sua uscita dal Pdl è infatti certa, pronta ad abbracciare l'eventuale progetto politico di Luca Cordero di Montezemolo. Tra i 12 deputati schierati con Claudio Scajola, oltre a Gava e Destro, quelli ancora indecisi sarebbero altri due, tra cui Giovanni Tortoli. I rimanenti avrebbero giurato fedeltà a Berlusconi come dettato dall'ex ministro Scajola.
Giallo Sardelli - A far tremare l'esecutivo ci ha pensato anche Luciano Sardelli di Popolo e Territorio. "Al presidente Berlusconi ho detto che non voto la fiducia e che dovrebbe fare un passo indietro e non diventare il capro espiatorio della situazione". Il problema, ha aggiunto Sardelli, "non è numerico ma politico". Successivamente, però, lo stesso Berlusconi ha fatto rientrare l'allarme: "Sardelli? C'è, c'è - ha assiucrato il Cavaliere -. E voterà la fiducia". Ma infine, dopo l'incontro tra Sardelli e il Cavaliere, il deputato di Popolo e Libertà ha ribadito che non voterà. Poi al fronte di coloro che vogliono sfiduciare il premier, secondo le voci che circolavano a Montecitorio, si era aggiunto Michele Pisacane, anche lui di Popolo e Territorio, che risulterebbe assente.