martedì 23 settembre 2014

Il transito di San Pio da Pietrelcina

San Pio
La sera del 22 settembre 1968 Padre Pellegrino Funicelli venne chiamato da
padre Pio nella sua cella verso le ore 21.00. Ecco la sua testimonianza:
“Padre Pio era a letto, coricato sul fianco destro. Mi domandò soltanto l’ora
segnata dalla sveglia posta sul suo comodino. Dai suoi occhi arrossati asciugai
qualche piccola lacrima, e ritornai nella stanza n.4, per mettermi in ascolto presso il
citofono sempre acceso. Il Padre mi chiamò ancora altre cinque o sei volte fino alla
mezzanotte; ed aveva sempre gli occhi rossi di pianto, ma di un pianto dolce, sereno.
A mezzanotte come un bambino pauroso mi supplicò: Resta con me figlio mio,
e cominciò a chiedermi con molta frequenza l’orario.
Mi guardava con occhi pieni di implorazione, stringendomi fortemente le mani.
Poi, come se si fosse dimenticato dell’orario richiestomi, mi domandò: Uagliò, a ditte
Messe?
Risposi sorridendo: Padre spirituale è troppo presto per la Messa.
Replicò: Beh!, questa mattina la dirai per me.
Ed io: Ma ogni mattina la dico secondo le sue intenzioni.
Volle confessarsi e terminata la sua sacramentale confessione, disse: Figlio
mio, se oggi il Signore mi chiama, chiedi perdono per me ai confratelli di tutti i
fastidi che ho dato; e chiedi ai confratelli e ai figli spirituali una preghiera per
l’anima mia.
Risposi: Padre spirituale, io sono sicuro che il Signore la farà vivere ancora a
lungo, ma, se dovesse aver ragione lei, posso chiederle un’ultima benedizione per i
confratelli, per i figli spirituali e per i suoi ammalati?
E Lui: Sì, li benedico tutti; chiedi anzi al Superiore che la dia lui per me questa
ultima benedizione.
Infine mi ha chiesto di rinnovare l’atto della professione religiosa. Era l’una,
quando mi disse: Senti, figlio mio, io qui a letto non respiro bene, lasciami alzare.
Sulla sedia respirerò meglio.
L’una, le due, le tre erano di solito gli orari in cui soleva alzarsi per prepararsi
alla santa messa, e prima di sedersi sulla poltrona soleva fare quattro passi per il
corridoio.
Quella notte notai con mia grande meraviglia, che camminava dritto e spedito
come un giovane, tanto che non vi era bisogno di sostenerlo.
Giunto sull’uscio della sua cella disse: Andiamo un po’ sul terrazzino.
Lo seguii tenendogli la mano sotto il braccio; egli stesso accese la luce e
arrivato vicino alla poltrona si sedette e guardò in giro per il terrazzino, curiosando:
sembrava che con gli occhi cercasse qualcosa.
Dopo cinque minuti volle tornare nella cella. Cercai di sollevarlo, ma mi disse:
Non ce la faccio.
Infatti si era appesantito.
Padre spirituale, non si preoccupi, gli dissi, incoraggiandolo e prendendo
subito la sedia a rotelle che era a due passi.
Per le ascelle lo sollevai dalla poltrona e lo posi a sedere sulla sedia.
Egli stesso sollevò i piedi da terra e li poggiò sul predellino.
Nella cella, quando l’ebbi adagiato sulla poltrona, egli indicandomi con la
mano sinistra e con lo sguardo la sedia a rotelle, mi disse: Portala fuori.
Rientrato nella cella notai che il Padre incominciava ad impallidire. Sulla
fronte aveva un sudore freddo. Mi spaventai, però, quando vidi che le sue labbra
cominciavano a diventare livide.
E ripeteva continuamente: Gesù, Maria, con voce sempre più debole. Mi mossi
per andare a chiamare un confratello, ma egli mi fermò dicendo: Non svegliare
nessuno.
Io mi avviai ugualmente e correndo mi ero allontanato di pochi passi dalla sua
cella, quando mi chiamò ancora.
Ed io pensando che non mi richiamasse per dirmi la stessa cosa, tornai indietro.
Ma quando mi sentii ripetere: Non svegliare nessuno, gli risposi con un atto di
implorazione: Padre spirituale, adesso mi lasci fare.
E di corsa mi avviai verso la cella di padre Mariano, ma vedendo aperto l’uscio
di fra Guglielmo entrai, accesi la luce e lo scossi: Padre Pio sta male.
In un momento fra Guglielmo raggiunse la cella del Padre ed io corsi a
telefonare al dottor Sala. Questi giunse dopo dieci minuti circa e appena vide il Padre,
preparò l’occorrente per fargli un’iniezione.
Quando tutto fu pronto fra Guglielmo ed io cercammo di sollevarlo, ma non
riuscendovi dovemmo adagiarlo sul letto. Il dottore fece l’iniezione e poi ci aiutò a
riadagiarlo sulla poltrona, mentre il Padre ripeteva con voce sempre più fievole e con
il movimento delle labbra sempre più impercettibile: Gesù, Maria.
Frattanto, chiamati dal dottor Sala cominciavano ad arrivare Mario Pennelli,
nipote di Padre Pio, il Direttore sanitario dalla Casa sollievo dottor Gusso e il dottor
Giovanni Scarale; mentre chiamati da me erano già arrivati il padre Guardiano, il
padre Mariano ed altri confratelli.
Mentre i medici davano l’ossigeno prima con la cannula e poi con la maschera,
il padre Paolo da san Giovanni Rotondo amministrava al Padre spirituale il
sacramento degli infermi e gli altri confratelli, inginocchiati all’intorno, pregavano.
Alle ore 2,30 circa, dolcemente chinò la testa sul petto: era spirato.
P. Pellegrino Funicelli OFM cap.